Provare a ripercorre il pensiero filosofico del celebre pensatore inglese George Berkeley, l’Immaterialismo.
La rivoluzione digitale ha messo ancora una volta in discussione le proprietà stesse della materia, quali estensione, movimento e temporalità (penso ai .jpeg o a gli archivi digitali), lasciandoci nuovamente ancorati ad un unica certezza: la nostra percezione.
In questo quadro trovo interessante l’idea di poter rimodellare la materia dell’arte anche nella sua condizione più immateriale, proprio come tutti noi ci siamo approcciati ad essa da bambini modellando per esempio un pezzo di creta.
L’idea.
Un’installazione performativa che consiste nell introdurre delle postazioni multimediali direttamente tra le sculture del Museo Marino Marini.
In particolare si tratta di posizionare dei tablet con App di modellazione 3d (in inglese si usa proprio il termine 3d sculpture) ad ognuno dei quali sarà accoppiato un proiettore.
Il modello di partenza saranno grossi blocchi di “creta digitale” pronti per essere modellati a piacimento dai visitatori con un eventuale ausilio da parte del personale(si tratta comunque di operazioni assolutamente basilari della scultura 3d che non richiedo alcuna conoscenza pregressa), il tutto viene proiettato simultaneamente tra le sculture del museo.
Ogni scultura digitale rimarrà in esposizione fintanto che un nuovo utente non “caricherà” un nuovo blocco di creta sul software e modellerà a sua volta la propria opera.
Inoltre sarà possibile salvare ed archiviare ogni scultura digitale, creando una vera e propria collezione digitale (e immateriale) di sculture 3d del Museo Marino Marini.
Al museo da ragazzi prendevamo confidenza con la materia dell’arte (es.la creta). Qui la filosofia è il telos didattico in un processo di autocosapevolezza verso nuove proprietà (im)materiali.
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